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CONTANO I DATI O CONTANO LE PERSONE?




21 settembre 2020

Quanto contano i dati e quanto contano le persone
Quanto contano i dati (cioè le statistiche d'accesso al sito, i like nei social, ecc...) e quanto contano invece le persone, nella nostra comunicazione online? Questo post parla di questo.
Spesso dico "non mi interessano i numeri, mi interessano le persone".
Ed è la verità. Ma cosa significa?
Tutti noi guardiamo i dati, perlomeno i più comprensibili e accessibili.
I like nei social e le visite al sito, per esempio.
Ma quanto contano davvero? A mio parere contano come può contare fare il primo passo di una camminata. Indispensabili ma è solo l'inizio.

Facciamo un passo indietro.
Quando comunichiamo quello che facciamo dobbiamo prima aver fatto un lavoro su noi stessi, per sapere (lo ripeto sempre) chi siamo, cosa facciamo di preciso, come, perché.
Dobbiamo anche sapere per chi vogliamo lavorare e quanto, e quanti clienti ci servono.

Quanti clienti ti servono?

Quando ho contattato la mia nuova commercialista a fine 2019 mi sono presentata dicendo che nel 2020 volevo lavorare poco. Che significa anche fatturare poco. Questa ancora adesso è la mia idea di lavoro ideale.
Non voglio seguire più di tre clienti nello stesso periodo. Non voglio fare più di tre siti a stagione.
Può sembrare folle ma proprio nel periodo in cui l'economia mondiale andava in crisi ho rifiutato del lavoro che considero sbagliato per me, e sono anche convinta che sia stata un'ottima idea.
Voglio lavorare poco ma bene, non sprecare tempo, guadagnare quello che è giusto, fare quello che mi piace fare, soprattutto farlo con le persone giuste.
Questo vale per me e potrebbe non valere per un altro libero professionista, ovviamente, soprattutto potrebbe essere difficile da applicare ad una azienda, ma scommetto che a grandi linee è quello che desideri anche tu.
I motivi possono essere diversi per ognuno di noi, ma una scelta di questo tipo a mio parere è naturale, significa semplicemente che abbiamo altro da fare, oltre a lavorare, nella vita, cioè vivere.


Come possiamo quindi fare in modo che il nostro lavoro sia efficace, remunerativo, piacevole?
Come possiamo guadagnare i soldi che ci servono per vivere, pur riuscendo ad avere anche il tempo libero che ci serve per vivere?
Organizzandoci.
Delegando.
Ma soprattutto lavorando con le persone giuste.

Lavorare per le persone giuste.

Tecnicamente si chiama target, come per le freccette: bersaglio. A me questa parola non piace molto. Dobbiamo comunque sapere, questo target cui miriamo, chi è.
Cosa gli serve, cosa desidera, come possiamo migliorargli la vita.
Nel marketing ci sono chili di studi, tecniche e teorie su questo.
Quello che a me adesso interessa dire è che quello che conta sono le persone, sempre, e che è ora di smetterla di comunicare a chiunque guardando solo i dati, soprattutto cercare di vendere, a chiunque, a dei numeri generici, cose che magari non gli servono.
La comunicazione del futuro è basata sull'empatia, e non ci può essere empatia con dei numeri.

Una dottoressa che mi piace molto dice che dobbiamo accettare la diagnosi ma non dobbiamo mai accettare la prognosi, perché si basa su statistiche che non tengono conto del fatto che non siamo numeri ma siamo esseri unici e irripetibili.
Nella comunicazione è lo stesso: i dati, che non a caso spesso chiamiamo statistiche, non tengono conto di infinite variabili.
Puoi essere contento che sabato scorso 500 persone siano entrate nel tuo sito, puoi anche vedere da dove ci sono arrivate, puoi sapere che molte di loro usano lo smartphone, ma non puoi sapere, solo dalle statistiche, le cose più importanti.
Non sai perché hanno cliccato su quel link.
Non sai di preciso cosa cercavano quando hanno scritto il tuo nome in Google.
Non sai come si son sentite quando sono entrate nel tuo sito (deluse, stupite, appagate), se hanno letto con attenzione, se hanno capito.
Non sai se han salvato il link e se torneranno.
Non sai chi sono, quale problema hanno, non sai se condividono quello che pensi, se stanno solo spiando la concorrenza, non sai se il mondo lo vorrebbero cambiare nel modo in cui lo vorresti cambiare tu.

Per questo prima possibile quei dati che molti amano (utili, certo, ma nient'altro che numeri) devono, nella tua strategia di comunicazione, diventare persone. Vediamo come.

Prima di tutto dobbiamo comunicare chi siamo e cosa facciamo in modo comprensibile attraverso i testi che scriviamo, per attirare le persone giuste per noi, a costo di attirarne di meno.
Le persone giuste sono quelle che capiscono quello che fai, che la pensano come te, che si fidano, che non ti fanno perdere tempo, che ti permettono di fare un bel lavoro di cui vai orgoglioso, che alla fine del lavoro parlano bene di te, che puoi seguire negli anni costantemente.
Valgono tantissimo.
Le persone sbagliate sono quelle che ti fanno perdere tempo e soldi, che non apprezzano quello che fai, non si fidano, hanno idee diverse dalle tue, che alla fine devi accontentare facendo un lavoro di cui un po' ti vergogni.
Meglio fare in modo che NON ti contattino.
Le devi scoraggiare. Con rispetto e sincerità. Spiegando bene come lavori, cosa ci si può aspettare da te e cosa no, che tipo di problemi risolvi e che tipo non risolvi, per quali tipologie di lavoro non sei disponibile. Le tue regole.

Guidare le persone in un percorso.

Poi devi suggerire un percorso all'utente che entra nel sito. Gli esperti parlano di funnel, di customer journey, di cta.
Io ti dico solo che devi immaginare un dialogo, sempre, con una persona vera, la persona con cui ti piacerebbe lavorare.
Nel tuo sito la devi invitare a fare qualcosa (è la cta, call to action, cioè l'invito all'azione), per evitare che se ne vada e che tu non sappia mai, quel numero nelle statistiche, chi era. L'azione può essere un acquisto online o la prenotazione di un servizio, ma più spesso il cliente ha bisogno di un tempo più lungo per decidere, vuole prima capire meglio chi sei, quindi puoi invitarlo a mantenere i contatti iscrivendosi alla tua newsletter, per esempio, o a un gruppo Facebook.
A quel punto quel numero è diventata una persona, con un nome e un indirizzo email per te preziosi.
Una persona che sta viaggiando (è il customer journey) in un percorso che tu hai deciso.
A poco a poco la potrai conoscere meglio, potrai farle delle domande, potrà commentare nei social, magari ti risponderà a una newsletter che l'ha particolarmente colpita, potrà aiutarti a capire meglio i suoi bisogni, o semplicemente potrà seguirti in silenzio mentre tu continuerai a parlare di quello che fai, informando e raccontando, con costanza.
Hai creato una relazione.
Una relazione che per funzionare deve basarsi sul rispetto e sulla coerenza.
Dovrai spiegare in cosa ti distingui, quali sono le tue regole.

Per esempio io non uso WordPress come la maggior parte degli web designer che lavorano con freelance e piccole aziende.
E nei miei siti non utilizzo cookies, perché non mi piace prenderti in giro dicendoti che "i cookies migliorano la tua esperienza utente" quando in realtà hanno lo scopo di fornire alle multinazionali la possibilità di tracciare i tuoi movimenti online.
E se nella mia GDPR dico che mando l'email solo una volta al mese e che non fornisco i dati ad altri davvero la mando una volta al mese e non fornisco i dati a nessuno.
Sarà anche difficile che tu mi veda cambiare idea sui principi basilari del mio lavoro; nel caso succedesse sarà mia cura comunicare il cambiamento. Con trasparenza.


Per vendere non devi vendere.

Se fai un buon lavoro non dovrai vendere, dovrai solo comunicare.
Perché le persone amano comprare ma non amano che gli si venda qualcosa. Quello era il marketing del secolo scorso.

Se questa persona ideale la conquisterai, avrà per te un valore poco quantificabile perché enorme.
Parlerà bene di te e ti porterà altri clienti. Probabilmente persone giuste per te, con la stessa sintonia. Perchè i migliori clienti, anche nel tempo di internet, arrivano con il passaparola.

Quindi guardiamoli, i numeri, ma con distacco.
Divertiamoci a interpretare le statistiche d'accesso al sito e quelle della pagina Facebook, facciamo ipotesi che ci possono fornire degli spunti, soprattutto utilizziamo lo strumento di Google per vedere quante persone arrivano dai motori di ricerca e con quali parole chiave: Google Search Console, di cui ho parlato in un post.
Ma valutiamone l'importanza relativa. Sono solo numeri mentre noi siamo persone uniche e irripetibili che lavorano con persone uniche e irripetibili.
Persone che possono creare infinite varianti di collaborazione e relazione per realizzare sogni, per cambiare il mondo.

I dati raccontano una verità parziale. Tutto quello che facciamo online è misurato e misurabile, ma interpretare i dati è complesso. Questi dati non ti dicono cosa pensano le persone, non sono indicatori della fiducia e del sincero apprezzamento. Sono facilmente accessibili, ma serve una grande esperienza per comprenderne il significato. Il successo di un post "acchiappa clic" potrebbe rovinare la tua reputazione, così come un contenuto che hanno visto in pochi potrebbe generare 3 clienti. Le aziende che non comprendono il valore delle percezioni umane tendono a guardare i numeri, a cercare di ottenerli ma, spesso, proprio i numeri sono la loro rovina.

(Riccardo Scandellari - Skande)
Quanto consideri importanti i numeri nel tuo lavoro? Guardi regolarmente le tue statistiche? Se questo post ti è stato utile condividilo e commentalo in Facebook o Linkedin.

[ Photo by Carlos Irineu da Costa on Unsplash ]

 




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