AVERE UN SITO WEB

ESSERE NEL WEB IN MODO AUTONOMO ED ETICO




28 aprile 2020

Essere nel web in modo autonomo ed etico
Come possiamo essere davvero liberi in internet? Ed è possibile un web etico? Cosa possiamo fare, nei nostri siti web e nella nostra comunicazione online, per rispettare la privacy delle persone? Questo post parla di questo.
Come essere indipendenti, liberi e autonomi nella nostra comunicazione online? E come avere rispetto della privacy delle persone nei nostri siti web? Sembrano due temi diversi, ma sono collegati tra loro.

Da una parte dobbiamo, come titolari di siti web, cercare di essere più liberi possibile da condizionamenti, strumentalizzazioni e possibili censure da parte delle grandi aziende che il web tendono a controllarlo.
Dall'altra dovremmo chiederci se siamo complici di quelle stesse aziende, quando utilizziamo, nei nostri siti web, strumenti che le aiutano a controllare noi e i nostri utenti, per motivi non solo di marketing.

IL RISPETTO DELLA PRIVACY NEI SITI WEB

Si parla spesso di tracciamento, di dati sensibili, di big data. Di un potere enorme concentrato nelle mani di poche multinazionali. I nostri dati sono il petrolio dei nostri giorni, dicono.
Siamo tutti controllabili e lo sappiamo, tutti collegati, esposti, visibili, probabilmente schedati.
Lo sappiamo ma non possiamo rinunciare a internet.
Sarebbe folle. Fa parte della nostra vita, questa rete parallela a quella reale, ci regala condivisione, comodità, informazione, formazione, opportunità, libertà di accesso a strumenti che solo pochi decenni fa sarebbero sembrati fantascienza.

Ma, forse, possiamo dare il nostro contributo, per un web più libero.
Siamo sicuri per esempio che, nei nostri siti web, sia indispensabile raccogliere i dati usando i cookies, installare il pixel di Facebook, usare Google Analytics?
Cioè siamo sicuri che non ci stiamo rendendo complici di un sistema che utilizza i nostri dati e quelli dei nostri utenti a scopi non sempre legittimi?

Io ho scelto, nei miei siti web, di non usare i cookies.
Uso statistiche d'accesso etiche (si, esistono!) anzichè utilizzare quelle di Google che usano tutti, perché voglio avere rispetto della privacy delle persone.
Non voglio popup fastidiose che interrompano l'esperienza dell'utente chiedendogli ipocritamente il permesso sapendo che in quel momento, di leggere l'informativa sui cookies, non ha nè il tempo nè la voglia.

Mettiamoci in testa una cosa: quando vediamo scritto che stanno migliorando la nostra esperienza utente ci stanno prendendo in giro. Nella maggior parte dei siti i contenuti non vengono assolutamente modificati in base alle preferenze dell'utente. Succede solo negli ecommerce, che in base a quello che hai cercato ti possono proporre prodotti simili. Stop.
Lo scopo dei cookies non è quello di migliorare la tua esperienza, ma quello di proporti annunci pubblicitari personalizzati nei social o nei siti che visiti, oltretutto spesso fastidiosi nel ripetersi e nel non azzeccare quello che ti serve. Tutto qui.
Ti sono davvero indispensabili i cookies, in un sito, solo se fai campagne di marketing di un certo tipo ben preciso. In Facebook, soprattutto. Si possono per esempio impostare le campagne in modo da arrivare alle persone che hanno già visitato il nostro sito web, o arrivare a chi ha lasciato dei prodotti nel carrello del nostro ecommerce.
Ti servono se in Google Ads colleghi Google Analytics (che utilizza i cookies) al tuo account per monitorare le campagne annunci, ma non è obbligatorio. Bisognerebbe capire se le campagne collegate ad Analytics risultano più performanti, ma in linea teorica non è obbligatorio.
In tutti i siti web che di campagne pubblicitarie di quel tipo non ne fanno, i cookies sono probabilmente inutili.
Quasi sempre, soprattutto nei siti amatoriali fatti con WordPress, nei blog, è stata inserita l'informativa cookies col banner, quando è entrata in vigore qualche anno fa, perché risultano esserci dei cookies nel sito che nessuno però sa bene a cosa servono, a quale plugin sono collegati, come sono capitati lì.

Quando vedo che tutti, o quasi, fanno la stessa cosa, mi insospettisco. Per alcune cose c'è nel web una sorta di monopolio dettato più dalla consuetudine, dal passaparola, dal non porsi domande.
Tutti sappiamo che nel mondo esistono delle aziende potentissime che controllano internet e controllano noi. Hanno i nostri dati, dati che noi gli abbiamo dato, a volte senza neppure accorgercene. Ma non sempre capiamo che i nostri siti fan parte del sistema.
Il web che era nato come spazio libero, e che in teoria ancora lo sarebbe, sembra aver completamente lasciato spazio a potentissime società che hanno lo scopo di guadagnare utilizzando i nostri dati e i nostri contenuti.
Soprattutto Google e Facebook, che controllano più della metà del fatturato complessivo derivante dalla pubblicità digitale.

ESSERE AUTONOMI E LIBERI NELLA NOSTRA COMUNICAZIONE ONLINE

In questo periodo ci siamo accorti forse più di prima di quanto sia importante la nostra libertà (te ne accorgi solo quando te la tolgono) e ci siamo anche accorti che non siamo poi così liberi come pensavamo, nel web.
La libertà di espressione esiste solo se si segue la corrente dominante, se no si è censurati. Questa è la verità. Se non ce ne eravamo ancora accorti è perché forse abbiamo l'abitudine di seguire la corrente principale, di non avventurarci mai in rivoli alternativi. E se non ci hanno mai eliminato un post, oscurato un canale o impedito di postare qualcosa forse è solo perché non ci hanno notato, perché non siamo abbastanza seguiti per attirare l'attenzione, non facciamo grandi numeri.

Abbiamo web-tv minacciate di chiusura, post e video cancellati, libri che Amazon etichetta come non desiderati rifiutandosi di venderli. C'è la caccia alle streghe, non solo da adesso, certo, ma adesso di più.
Del resto il tentativo di vietare l'uso libero della rete, di limitare la libertà di espressione con regole restrittive, soprattutto da quando si sono diffusi molto i blog, è ricorrente.
Io, per quello che può valere il mio parere, sono per la libertà.
Saranno poi le persone a decidere, a scegliere, a capire cosa è credibile, cosa no.
Siamo sicuri, poi, che la verità sia un valore assoluto? Non sarà piuttosto, la verità, un insieme variegato oltre che di fatti anche di opinioni contrastanti, ipotesi, che ognuno deve avere l'opportunità di valutare autonomamente?

Il problema del web, lo dico da web designer, è che spesso non siamo a casa nostra.
Dobbiamo subire le regole di qualcun altro. Nei social, soprattutto.
Se sei ospite a casa di qualcuno e ti chiede di non fumare o di toglierti le scarpe non ti puoi rifiutare, al limite te ne puoi andare se quelle regole ti infastidiscono.
Qualcuno, nei social, decide cosa mostrare, come, a chi, di quello che mettiamo online. Cambia le regole, se gli conviene, quando vuole. Qualcuno, pur campando, in pratica, sui tuoi contenuti, decide cosa puoi fare e cosa no, e se giudica che una foto o un testo che hai postato non è lecito (per qualche motivo spesso neppure dichiarato) ti devi adeguare.

Se parliamo prettamente di comunicazione online, anche senza entrare in argomenti etici e sociali, a qualunque azienda o professionista viene continuamente, soprattutto negli ultimi anni dopo il famoso cambio di algoritmo di Facebook, consigliato di usare i canali proprietari. Di utilizzare si, i social, ma mai come unico canale, mai in modo prioritario. Solo a supporto. I canali proprietari sono il sito web e la mailing list.
Nessuno te li potrà portare via, sei a casa tua e lì le regole le decidi tu.

IL TUO SITO WEB

Il sito web dovrebbe essere sempre il nostro canale principale. Con un nostro dominio registrato e un nostro hosting, ovviamente, non in uno spazio gratuito che è, pure lui, casa di qualcun altro.
E possibilmente, aggiungo io (che su questo sono una voce fuori dal coro), costruito in modo indipendente, senza piattaforme, programmi, sia pur ottimi e opensource come WordPress. Costruito scrivendo il codice su misura. Questa è la vera autonomia, a mio parere.

Piccola nota autobiografica.
I motivi per cui faccio siti scrivendo il codice e senza WordPress sono parecchi e non è questo il post per spiegarli ma soprattutto è una scelta di indipendenza, per me e per il mio cliente, anche che si potrebbe pensare il contrario. Una scelta difficile da spiegare essendo anomala, oggi. Ma credo che puoi considerarlo davvero tuo, il sito, se è stato costruito su misura per te.
Prova a pensare a un sito fatto con WordPress o altra piattaforma simile: dipendi dalla piattaforma (e dai suoi cambiamenti), dipendi da qualcuno che ha scritto il codice del tuo template (che spesso non sai chi sia), dipendi da un web designer e/o uno sviluppatore che questo template te l'ha modificato o personalizzato, qualunque cosa dovrai fare nel tuo sito ti dicono che sarai autonomo poi salta fuori che la rete è piena di corsi, gruppi facebook, workshop e libri che ti insegnano come gestire il blog o il sito con WordPress e fare anche le cose più semplici richiede plugin, istruzioni, col risultato che la maggior parte dei siti sono una corsa ad ostacoli per l'utente e un lavoro faticoso per chi li possiede e gestisce.
Io ho scelto la semplicità d'uso e la chiarezza perché preferisco costruirti un sito che ti semplifica la vita, che lavora per te, non viceversa.


LA TUA MAILING LIST

La mailing list, invece, è l'elenco (con indirizzi e-mail) delle persone che entrano in contatto con te. In diverse fasi. Che si iscrivono alla tua newsletter, per esempio, che utilizzano un tuo servizio, clienti o potenziali clienti.
La mailing list è preziosa. Le persone che sono disposte a comunicarti il loro indirizzo email (spontaneamente, a norma di legge, con consenso e dopo essere state informate delle regole sulla privacy) sono interessate a quello che fai. In seguito potrebbero diventare tuoi clienti. Oppure no. Comunque hai iniziato con loro una relazione.
Sono persone cui potrai chiedere di cosa hanno bisogno, per esempio, e a cui fornirai informazioni e contenuti per farti conoscere come autorevole, perché ti terrai in contatto con loro tramite newsletter.
Dal momento in cui hai il loro indirizzo e-mail non sono più semplici numeri di statistiche d'accesso. Sono persone, con un nome. Ci puoi dialogare.
Ed è vero che per inviare una newsletter utilizzerai un servizio online o un programma, ma la tua lista è tua, la potrai salvare, traslocare ad un altro servizio, rimane tua. Nel rispetto della privacy delle persone, col consenso degli utenti, sarà fondamentale, quell'elenco, nella tua strategia di comunicazione, qualunque cosa accada nel web.

Vorremmo essere liberi, indipendenti, ma anche al sicuro, al sicuro magari anche dal prendere una decisione.
Vorremmo scegliere la via più facile, che sia il servizio gratuito o la comodità dei social.
Ma, a mio parere, non è possibile, perché la libertà è responsabilità.
Internet siamo noi. Siamo noi che con i nostri siti costruiamo una rete di contenuti. Siamo noi che decidiamo se essere complici o liberi. Come fuori da internet.

Usi i social? Hai un sito? Ti preoccupi della privacy tua e dei tuoi utenti? E quanto è importante per te essere indipendente online? Se questo post ti è stato utile condividilo e commentalo in Facebook o Linkedin.

[ Photo by Dino Reichmuth on Unsplash ]

 




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